Le Officine Galileo, che alla fondazione, nel 1864, venivano chiamate al singolare Officina Galileo, nacquero grazie a Giovanni Battista Amici a Firenze. In realtà la proposta di fondazione risale già al 1862, ma ci vollero 2 anni affinchè si potessero recuperare tutti gli strumenti scientifici necessari e i soldi per iniziare l'attività. Soltanto nel 1984 il Granducato decise di finaziare la creazione di un ente che potesse evitare che si importassero le macchine dall'estero. Ebbe così inizio la grande storia, seppur breve delle Officine Galileo che fu fatta di periodi di puro splendore e di crisi.
La produzione delle Officine Galileo era molto vasta e interdisciplinare: si spazia da produzioni militari a produzioni spaziali, dal settore tessile alla fotogrammetria, come anche si occupavano di strumentazione elettronica, ottica, meccanica, fotografia, etc.
Durante la Seconda Guerra Mondiale venne appiccato il fuoco alle Officine Galileo dai tedeschi, che distrussero molte macchine, ma vennero salvate dal corpo dei vigili del fuoco universitario.
Dopo la guerra la produzione venne stravolta dagli Alleati, che autorizzarono solo la realizzazione di prodotti non strategici. Ma non fu un vero e proprio problema per le Officine Galileo, infatti i settori di applicazione civile erano vastissimi. La produzione si incentrava soprattutto sull'alto vuoto, su macchine tessili e di telai. Un occhio di riguardo bisogna dare alla produzione di fotocamere economiche ma di buona qualità,. L'apparecchio, denominato GAMI (Galileo Microcamera o Galileo Milano) presenta caratteristiche di eccellenza, non inferiori a quelle della famosa concorrente tedesca Leica.
Ad oggi le Officine di Galileo sono di proprietà dei Finmeccanica ed è sopravvissuta solo la branca dell'avionica. Però non tutti gli strumenti sono andati persi: la Fondazione Leonardo, che ha istituito il museo delle Officine Galileo, li ha recuperati, restaurati e messi in mostra tutti (o quasi).
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